Vincenzo Noto

 

   

SUSSIDIARIETA’ E… PICCOLE E MEDIE IMPRESE

 

É stato presentato  nella sala conferenze dell’Ircac a Palermo il volume “Sussidiarietà e piccole e medie imprese nel 2008”  a cura della Fondazione per la Sussidiarietà (ed. Mondadori ). Ha introdotto il professor Carlo Lauro, docente di statistica presso l’Università Federico di  Napoli, presente anche Antonio Salerno, presidente di  Confindustria Palermo. Diversi imprenditori hanno portato testimonianza sulle loro imprese coordinato dal dottor Muratore.

 

Quando questa ricerca è stata concepita e realizzata non era ancora esplosa quella crisi finanziaria che sta oggi coinvolgendo tutto il mondo e di cui non si conoscono ancora né la reale portata né leconseguenze di lungo periodo. Tuttavia, proprio in conseguenza della crisi, il motivo ispiratore della ricerca, ossia l'attenzione alle dinamiche dell'economia reale e del mondo delle piccole imprese, si rivela oggi di straordinaria attualità, nonché una delle principali espressioni del fatto che una società non può che costituirsi "dal basso", secondo il principio di sussidiarietà.

Mentre sono numerosi i contributi presenti in letteratura a proposito dell'applicazione del principio

di sussidiari età alla concezione di Stato, al mondo delle istituzioni e delle imprese non profit, pochi invece sin ora sono stati i tentativi di indagare le implicazioni del principio di sussidiari età per la realtà produttiva e imprenditoriale. Questo lavoro costituisce dunque un tentativo di affrontare e approfondire questa tematica a oggi ancora poco esplorata.

Il Rapporto si propone in particolare di esaminare quali siano i fattori capaci di rendere competitiva una piccola impresa. I recenti avvenimenti hanno dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno,che il paradigma della massimizzazione del profitto di breve periodo (trimestrale), tipico della grande impresa quotata in borsa, può talvolta condurre a risultati perversi e comunque risulta essere riduttivo se applicato alla realtà delle piccole e medie imprese.

L'ipotesi del lavoro è invece che alla base dell'attività imprenditoriale vi sia uno slancio, una vitalità e uno spirito che non si possono in alcun modo ridurre alla mera ricerca del massimo profitto. In accordo con questa ipotesi "antropologica", la competitività della piccola impresa deve essere collocata all'interno di una concezione "sussidiaria" che in questo contesto si esprime secondo due dimensioni tra loro complementari.

La prima dimensione (interna all'impresa) consiste nella valorizzazione delle persone che guidano

l'impresa e che vi lavorano apportandovi i loro ideali, i loro legami e sistemi relazionali. In questa visione, la centralità della persona non è strumentale, ma è un valore in sé, che origina dalla sua

libertà e per questo non è manipolabile, ma al contrario può e deve essere sempre promossa.

La seconda dimensione "sussidiaria" della competitività (che fa riferimento ai rapporti dell'impresa con l'esterno) si fonda sulla convinzione che, nell' epoca dell' economia della conoscenza, la forza competitiva di un'impresa si basa sempre più sulla sua capacità di costruire reti orizzontali (il modello distrettuale è, in questo senso, paradigmatico) e reti verticali (fornitori-produttori-clienti).

Ne deriva l'importanza prioritaria delle associazioni e dei soggetti della società in genere per la loro capacità di dare coesione alle reti e promuovere lo sviluppo solidale.

La metodologia adottata è stata quella di un 'indagine campionaria. Il campione è composto da 1600 aziende l distribuite su tutto il territorio nazionale e così suddivise: piccole imprese (15-50 addetti) pari all'80% del campione; medie imprese (51-250 addetti) pari al 20% del campione. Le imprese rispondenti sono concentrate in massima parte nel Nord Est (36%) e nel Nord Ovest (36%), mentre Centro (18% circa), Sud e Isole (14,5%) rappresentano meno di un terzo delle imprese del campIone. Per il 50% sono società di capitali, per il 37% società di persone, per il 13% imprese individuali e per lo 0,4% società cooperative. La maggioranza degli imprenditori/manager si colloca tra i 30 e i 50 anni (62,6%), prevale il diploma (74,4%) e si tratta nel 46,6% dei casi della prima generazione imprenditoriale (ha fondato l'impresa) e in misura minoritaria ma consistente di una successiva generazione (il 34, 7% è subentrato nell'impresa per eredità).

I principali risultati dell'indagine vengono sintetizzati in due punti:

A) Le piccole e medie imprese di fronte alla crisi

B) Le maggiori criticità delle piccole e medie imprese:

1. Libertà di impresa, non privilegi

2. Un'alleanza tra imprenditori e lavoratori

3. Una collaborazione tra imprese per creare una ricchezza diffusa

Il 54,5% delle PMI vuole più semplificazione amministrativa e fiscale per favorire lo sviluppo e un ulteriore 42,5% si definisce abbastanza d'accordo. Cfr. Tab. 2.68

La defiscalizzazione per favorire le imprese che operano per scopi sociali trova molto d'accordo il 28,5% delle PMI manifatturiere mentre è più tiepido il 61,7% circa delle imprese ed è contrario poco meno del 1 0%.

 

Vincenzo Noto

 

    

 

 

progetto: SoMigrafica 2009