Vincenzo Noto

 

 

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE SICULO

 

Relazione sull’attività del T.E.R.S. nell’Anno Giudiziario 2009

 

 

Unisco al saluto e al ringraziamento rivolto a Tutti Voi da S. E. Rev.ma Mons. Paolo Romeo, il mio personale e quello di tutti i Giudici e Operatori del Tribunale. La vostra numerosa presenza ci onora, ci dice il Vostro apprezzamento per il nostro arduo e silenzioso ministero, ci incoraggia e ci sprona a fare sempre meglio un servizio, a volte non compreso e mal giudicato, ma sempre prezioso per le migliaia di fedeli che si rivolgono al nostro Tribunale.

E proprio a tutti loro e a quanti – migliaia e migliaia di nostre sorelle e di nostri fratelli – soffrono il fallimento della loro unione coniugale, vorrei, anche a nome Vostro, rivolgere il nostro pensiero per dire ad essi che la Chiesa tutta è a loro fianco, comprende e condivide la loro sofferenza e intende farsene carico, vuole essere per ciascuno di loro madre accogliente e amorevole, serva di speranza e di pace, ministra della Salvezza, riservata anche a loro da Cristo Signore.

Di questa Chiesa il Tribunale è presenza, segno e strumento: esso spalanca il proprio cuore al grido di dolore dei fratelli e si fa luogo, dove, intrecciandosi indissolubilmente Giustizia, Verità. Misericordia e Pace, ciascuno di loro potrà incontrare il Volto di Amore del Padre, misericors et misurato et iustus (Ps 111, 4) e mutare il pianto in canto di gioia.

 

Nel nostro Tribunale

All’inizio di questa mia relazione sulla vita e l’attività del nostro Tribunale, sento, innanzitutto, di dovere sottolineare che con l’odierna celebrazione inizia il 70° anno di attività del nostro Tribunale.

Insieme agli altri Tribunali Ecclesiastici Regionali d’Italia, il nostro Regionale Siculo è stato istituito dal Sommo Pontefice di v. m., Pio XI, con il Motu Proprio Qua cura ed ha iniziato la sua attività il 9 Gennaio 1941, con il giuramento prestato dai primi suoi Ministri ed Avvocati, alle ore 10, nelle mani di S. Em.za il Card. Luigi Lavitrano.

E’ nostra intenzione ricordare questa ricorrenza con una specifica e solenne celebrazione, durante l’anno o al compimento dei 70 anni, l’anno prossimo. Ma anche in questo momento è doveroso esprimere a tutti coloro che con la loro fatica hanno segnato la storia del nostro Tribunale la nostra più profonda gratitudine e ricordare soltanto i dati complessivi della sua attività. Fino al 31 Dicembre dell’anno passato sono state trattate 6.534 cause: 3.796 fino a tutto il 2000 e 2.738 dal 2001. Sono state portate a conclusione 5.102 cause: 2.614 fino a tutto il 2000 – 1.995 con sentenza affermativa e 619 con sentenza negativa; dal 2001 sono state concluse 2.488 cause: 2146 con sentenza affermativa e 342 con sentenza negativa. Delle restanti 1.432 cause, 845 dovranno ancora essere concluse e pertanto sono pendenti al 1° Gennaio di quest’anno. Tutte le altre (587) o sono state archiviate o sono state dichiarate perente, secondo le norme canoniche o si sono concluse con la dispensa pontificia per i matrimoni rati e non consumati.

Fatto questo accenno alla ricorrenza del 70° anno di vita del Tribunale, prima di relazionare sull’attività dell’anno passato, sento il bisogno di commemorare il Carissimo D. Emanuele Moncada, Vicario Giudiziale e Parroco nella sua Diocesi di Noto, Giudice nel nostro Tribunale dal 18 Ottobre 1993, tornato improvvisamente alla casa del Padre il 30 Luglio u.s. Resteranno impresse nella nostra mente e nel nostro cuore la esemplare testimonianza della sua fede, la sua grande amabilità e dolcezza, il suo sereno sorriso, la sua fedeltà al servizio affidatogli, nonostante gli acciacchi che la sua malferma salute aveva cominciato a creargli: il venerdì, otto giorni prima della sua scomparsa, aveva voluto venire in Tribunale ed essere insieme a tutti gli altri Giudici per compiere il più arduo dei nostri doveri: l’emissione delle sentenze. Siamo certi che dal Cielo continuerà a seguirci con la sua amicizia e con la sua preghiera.

Mi è particolarmente gradito porgere le più sentite felicitazioni e gli auguri più fervidi

• Ai Rev.mi D. Paolo Manciagli della Chiesa di Siracusa e D. Antonino També della Chiesa di Piazza Armerina, nominati, durante lo scorso anno, Giudici del nostro Tribunale e a Mons. Giuseppe Sudano nominato Difensore del Vincolo .

• Al Patrono Stabile, Avv. Antonio Millesoli e agli Avvocati Antonio Lizio e Mario Ferrante per il conseguimento, presso lo Studio della Rota Romana, del Diploma di Avvocati Rotali;

• agli Psicologi: Annalisa Lo Magno, Giuseppina Maniscalco, Stefania Macca e Maria Moschetto iscritti, durante l’anno passato, all’Albo dei Periti;

 

a) Organico del Tribunale

L’organico del Tribunale è rimasto sostanzialmente identico a quello dell’anno precedente, anche se due Giudici hanno lasciato l’incarico D. Roberto Campisi ed Angelo Grasso, giacché, nel frattempo erano stati nominati altri due Giudici, come abbiamo già detto, D. Paolo Manciagli e D. Antonino També.

Mentre il Gruppo dei Difensori del Vincolo si è arricchito di un nuovo componente: Mons. Giuseppe

Sudano.

A Settembre scorso il sig. Girolamo Schillaci ha lasciato per raggiunti limiti di età il suo servizio di ausiliare, e al suo posto è stato assunto il sig. Fabio Mililli.

Vogliamo, in questa occasione dire al sig. Schillaci il più sentito ringraziamento del Tribunale per il servizio lodevolmente prestato per molti anni e al sig. Milili l’augurio di “buon lavoro”.

Alla data del 1° Gennaio 2010, pertanto, l’organico del Tribunale risulta così costituito:

 

·         23 Giudici

·         10 Difensori del vincolo,

·         1 Promotore di giustizia,

·         3 Patroni stabili,

·         1 Cancelliere, 1 Archivista, 1 Cassiereeconomo, 2 Consulenti amministrativi,

·         9 Notai stabili, 11 Notai esterni,

·         3 Ausiliari.

·         All’albo dei Procuratori e Patroni sono iscritti 75

·         Avvocati, tra cui 27 Avvocati Rotali,

·         all’Albo dei Periti: 52 Psichiatri, Psicologi e Medici, 1Traduttrice, 4 Grafologi.

 

 

b) L’attività del tribunale

Passando adesso a relazionare e ad analizzare la specifica attività del Tribunale, premetto che essa riguarda soltanto i matrimoni concordatari o canonici contratti dai fedeli sottoposti alla giurisdizione della Regione Ecclesiastica Sicilia che comprende tutte le 18 Sante Chiese della nostra Isola: 5 Arcidiocesi Metropolitane: Agrigento, Catania, Messina, Palermo e Siracusa, 1 Arcidiocesi: Monreale, 12 Diocesi: Acireale, Caltagirone, Caltanissetta, Cefalù, Mazara del Vallo, Nicosia, Noto, Patti, Piana degli Albanesi, Piazza Armerina, Ragusa, Trapani; e annoto subito come, in fondo, negli ultimi anni non si registrano notevoli variazioni sia in ordine al numero della cause introdotte in ciascun anno, sia, anche, in ordine alla loro tipologia.

In verità l’anno 2009 ha registrato una notevole diminuzione delle cause introdotte: 319, contro le 341 dell’anno precedente, le 349 del 2007, le 343 del 2006. Si tratta mediamente di ben 25 cause in meno, ma è ancora troppo presto per una reale interpretazione di questo dato, bisognerà aspettare ancora qualche anno e comunque sarà necessario collegarli ad altri dati, ecclesiali ma anche ad altri della stessa società e del nostro territorio.

Nell’anno passato è stato portato a conclusione un notevole numero di cause: ben 343, contro le 321 dell’anno precedente. le 344 del 2007 e le 298 del 2006. 308 cause sono state concluse con sentenza (con sentenza affermativa (consta la nullità del matrimonio) 274 (pari allo 88,9%), con sentenza negativa (non consta la nullità del matrimonio) 34 (pari al 11,1%); 10 sono state archiviate e 4 dichiarate perente a norma di Legge; 21 sono state rinviate ad un ulteriore approfondimento con l’acquisizione di nuove prove per poter giungere a quella certezza morale richiesta dal Legislatore e necessaria per un sereno pronunciamento del giudizio.

Delle 1167 cause trattate nell’anno passato: 224 pervenivano dalla Chiesa di Palermo (72 nuove), 181 dalla Chiesa di Messina (45 nuove), 160 dalla Chiesa di Catania (36 nuove), 87 dalla Chiesa di Agrigento (27 nuove), 74 dalla Chiesa di Trapani (24 nuove), 60 dalla Chiesa di Siracusa 821 nuove), 58 dalla Chiesa di Caltanissetta (18 nuove), 51 dalla Chiesa di Ragusa (18 nuove), 50 dalla Chiesa di Mazara del Vallo (5 nuove), da tutte le altre sono pervenute meno di 50 cause, 6 dalla Chiesa di Nicosia e 5 dall’Eparchia di Piana degli Albanesi.

La lettura di questi dati, meglio di ogni altra considerazione, dà atto nei fatti dell’ottimo lavoro svolto e dell’impegno, veramente generoso, dei Giudici e di tutti gli altri Operatori del Tribunale, ai quali sento vivo il bisogno di rivolgere un pensiero di sincero apprezzamento e di convinta gratitudine, facendomi eco anche del ringraziamento a loro rivolto, all’inizio, da S. E. Rev.ma il Moderatore.

Al 1° Gennaio del 2009 era rimasto un carico di 848 cause che assommato alle 319 introdotte durante l’anno ha comportato che nell’anno passato il Tribunale ha trattato ben 1167 cause. Di queste, come ho già detto, ne sono state portate a conclusione 343, di cui 21 con “dilata” e, di conseguenza, al 1° Gennaio 2010 è rimasto un carico di 845 cause ancora pendenti. Questo dato comporta, di conseguenza, che i tempi per la conclusione di molte cause si prolungano oltre l’anno previsto e sancito alla norma.

E’ vero che diverse sono le motivazioni di questa situazione: per alcune cause la loro complessità; per altre una deprecabile ostinata litigiosità delle parti; per altre ancora la necessità di perizie e, addirittura, di controperizie; a volte persino le difficoltà della comunicazione. Ma certamente incide, notevolmente, il numero inadeguato di Giudici.

Proprio l’alto numero delle cause pendenti, che si trascina quasi identico di anno in anno, dal 2006 ad oggi, e la durata dei processi è il problema del nostro Tribunale, per la cui soluzione occorrono interventi straordinari e adeguate scelte operative.

Certamente è nostro desiderio, desiderio e impegno di tutti i Giudici fare meglio e di più per il bene dei fedeli. Ma bisogna prendere coscienza che con l’attuale numero di Giudici, molti dei quali presbiteri impegnati anche in altre impegnative attività pastorali, non si può pensare di riuscire ad abbassare, in maniera consistente tale pendenza e a ridurre i tempi per tutte le cause che vengono trattate.

Per scrupolo di verità va detto che un buon risultato, in ordine alla pendenza e dei tempi di molte cause, potrebbe essere raggiunto se il Tribunale disponesse, innanzi tutto, di un maggior numero di Giudici istruttori o uditori e di una più ampia rosa di Giudici regionali, giudicanti non istruttori.

 

c) Tipologia delle cause

Passo a dare qualche informazione circa la tipologia delle cause trattate in questo ultimo anno, tenendo conto di quella degli anni passati: proprio da queste considerazioni si deducono conclusioni sui profondi e gravi mutamenti nella cultura e nella fede presenti oggi nella società e nella chiesa.

Ancora una volta c’è da annotare che il numero di maggior rilievo delle motivazioni addotte per la verifica della validità dei matrimoni celebrati è rappresentato dal gruppo dei difetti volontari del consenso, che si verificano quando le nozze vengono contratte con una visione e con una determinazione soggettiva e personale, in aperto rifiuto o del matrimonio cristiano in toto oppure di uno o più dei suoi valori e delle sue proprietà essenziali.

Nell’anno passato, su 457 capi di nullità invocati dalle parti e giudicati, ben 360 appartengono alla fattispecie delle cosiddette “simulazioni”, pari al 78,8% dell’insieme. Le simulazioni più ricorrenti riguardano l’esclusione dell’indissolubilità; 156 (il 34,2% del totale e il 43,4 dell’insieme delle esclusioni) e della prole: 153 (33,4% del totale, 42,5% dell’insieme. Sovente la seconda consegue alla prima ed è congiunta ad essa: infatti, l’incertezza sulla consistenza e serenità del proprio matrimonio, che genera una riserva contro la perpetuità del vincolo, si ripercuote spesso sull’impegno procreativo fino ad escluderlo. Se poi al capo dell’esclusione dell’indissolubilità si aggiunge quello della condizione de futuro, che comporta sempre una precisa riserva contro la stabilità del vincolo, altri 14 casi la relativa percentuale si innalza ulteriormente.

Non si può non sottolineare il numero delle esclusioni, frutto di un preciso atto di volontà, riguardanti la sacramentalità, la dignità sacramentale del matrimonio in sé, anche se il numero è particolarmente ridotto: 9 casi appena. Esso rappresenta però un sintomo particolarmente indicativo del venir meno dell’autenticità della nostra fede, di un suo degrado capace di determinare scelte assolutamente assurde fino all’ipocrisia, magari per non incorrere nel giudizio negativo dei più.

S. E. Rev.ma Mons. Gianfranco Girotti, che sentitamente ringrazio per avere accettato l’invito, che nella Prolusione che seguirà, tratterà questo delicato tema, illustrandone l’odierna problematica e le relative indicazioni pratiche dedotte dal Magistero ecclesiale.

Purtroppo ha ancora una certa incidenza il capo di nullità di violenza e timore: 25 casi, pari al 5,5% del totale. E al riguardo non si può non elevare una protesta contro una mentalità e una cultura che priva della necessaria libertà i nubendi in nome di una ipocrita moralità o religiosità, in nome ancora di un matrimonio “riparatore”.

Per quanto siano in numero contenuto i capi di nullità di natura psicologica, previsti dal can. 1095: assenza di discrezione di giudizio e incapacità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (non c’è nessun caso per incapacità di intendere e di volere), c’è da annotare che essi negli anni vanno lentamente crescendo: nell’anno passato ci sono stati 43 casi pari al 9,4 del totale. Nell’ambito di queste fattispecie sono stati osservati matrimoni celebrati senza amore, in presenza di gravi immaturità, senza la necessaria libertà interiore, per evitare la brutta figura di un ritiro all’ultimo momento, in presenza di gravi anomalie psichiche.

Un’ulteriore sguardo ai dati riportati in appendice ci costringere a prendere atto, con amarezza, che ormai i matrimoni falliscono nel giro di pochi anni: in riferimento alle 319 cause introdotte nel 2009, 206 (64,6%) matrimoni hanno avuto una durata inferiore ai cinque anni; di questi: 13 (4,8%) di tre mesi, 8 di 6, 43 (13, 5%) di un anno, 50 (15,7%) di due anni, 33 (10,4%) di tre anni. Tutto questo ci dice certamente con quale maturità e con quanta responsabilità oggi si va al matrimonio.

Sono dati veramente preoccupanti che ci pongono interrogativi gravi in ordine all’autenticità della fede e della vita cristiana delle nostre comunità, alla consapevolezza della fede della stragrande maggioranza dei nostri fedeli cristiani. Ma anche circa il degrado morale, i mutamenti culturali, i valori essenziali della società. Dati che certamente sono il frutto di quella gravissima scissione tra fede e vita che Paolo VI non esitava a definire il più grave dramma della nostra epoca e che interpellano la nostra coscienza e l’azione pastorale delle nostre Chiese.

Non possiamo guardare senza preoccupazione a questi dati, soprattutto se li consideriamo insieme a quelli forniti in appendice sotto il titolo: “I dati del mutamento” che portano alla nostra conoscenza che anche nella nostra Isola ci si sposa sempre meno: nel 2008 sono stati celebrati 24,334 contro i 27.680; aumentano le coppie di fatto, anche per motivi economici, ci si sposa in età sempre più avanzata (oggi l’età media in cui si sposano gli uomini è di 32 anni, mentre quella delle donne è di 28,5); aumentano i matrimoni civili: 3.796 nel 1995, 5.665 nel 2008, passando dal 13,7% di allora al 23,3% di oggi; aumentano separazioni e divorzi: nel 1998 ci sono state 4.693separazioni e1.884 divorzi, nel 2007 invece rispettivamente 6.766 e 3.186.

Tutto ci dice la sofferenza e la radicale trasformazione che oggi attraversa l’istituto matrimoniale. Esso ormai si presenta fragile e vulnerabile anche in Sicilia, in una terra, cioè, in cui tradizionalmente rappresentava una delle categorie socioculturali caratterizzanti la sicilianità. Tale situazione fa appello non solo e non tanto a una priorità della pastorale familiare ma soprattutto a un profondo rinnovamento della stessa che non può fondarsi su contenuti, formule, strumenti, assolutamente desueti e non incidenti sulla sensibilità dell’uomo contemporaneo. “Invitiamo tutti gli operatori pastorali, dicono i Vescovi Italiani in Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, a promuovere riflessioni serie sui perché delle frequenti crisi matrimoniali, pensando con creatività a rinnovare l’annuncio cristiano sul matrimonio, per dare forza, ragioni e coraggio alle coppie in difficoltà”, ma anche per riannunciare alla nostra società che vive certamente le doglie di un parto: di un mondo nuovo, che non sarà certamente come quello che conosciamo e che muta vertiginosamente anche nel nostro stesso tempo, la lieta novella del matrimonio e della famiglia, così com’è veramente nella mente di Dio e nel cuore di Cristo, perché non venga mai meno l’amore vero e questo nostro mondo diventi sempre più autenticamente umano.

Ancora grazie a tutti Voi, grazie a S. E. Rev.ma Mons.Gianfranco Girotti.

  

Palermo, 4 febbraio 2010

                                                                                                                                      Mons. Ludovico Puma, Vicario Giudiziale

Per approfondire : www.chiesedisicilia.org

 

 

 

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