Vincenzo Noto

 

 

 

MADRE TERESA DRAGO

Il ricordo di un alunno

 

Appresa la notizia del suo ritorno alla Casa del Padre, sono andato a ripescare le foto-ricordo che la ritraggono assieme ai suoi alunni, tutti rigorosamente in grembiule, osservando le quali non nascondo di essere stato vinto da un momento di commozione.

L’avrò vista certamente anche prima, durante gli anni dell’asilo, ma il mio primo vero incontro con Lei che fu la mia insegnante per quasi tutto il periodo della scuola elementare, di cui abbia un netto ricordo, avvenne all’inizio di quell’anno scolastico 1958-59 con il quale prendeva avvio la mia avventura scolastica presso quel Collegio di Maria, di cui Madre Teresa sarebbe stata per lungo tempo anche Superiora, che avrei continuato a frequentare sino alle soglie dell’età giovanile, nel Gruppo Missionario Diocesano che lì doveva muovere i primi passi sotto la guida di Don Gino Bommarito.

L’ho incontrato l’ultima volta alcuni anni fa in casa della sorella in occasione di uno dei suoi rientri in Italia; non mancò, allora, di mostrarmi con entusiasmo alcune foto che ritraevano le opere realizzate ma soprattutto i volti di uomini, donne e bambini ai quali aveva deciso di dedicare la propria vita.

Il suo amore per le Missioni era di antica data, ne è prova lo zelo con il quale metteva a disposizione del Gruppo Missionario le strutture del Collegio per mostre, convegni ed iniziative varie. Poi maturò la scelta radicale di recarsi in terra di missione, in quella Tanzania a cui era fortemente legata, dove tra molte difficoltà ma sempre guidata da una grande fede e forza d’animo si spese con amore, abnegazione ed entusiasmo durante i migliori anni della sua esistenza e dove sarebbe voluta certamente tornare.

Il suo è il ricordo di una persona dal tratto e dai modi eleganti con un viso ed un’espressione sempre sereni e sorridenti.

Avvertivo nei miei confronti una sua particolare predilezione forse a causa del fatto che sin da piccolissimo facevo il chierichetto durante la Messa mattutina celebrata dal Cappellano che era allora quel sant’uomo di Mons. Amedeo Caruso.

Non ho mai dimenticato il gesto, direi quasi naturale e disinvolto, con il quale davanti a noi ancora bambini portava alla bocca e al naso l’apparecchio che l’aiutava a respirare a causa di un malanno che a volte la obbligava ad assentarsi dalle lezioni anche per periodi prolungati. Commovente anche la devozione alla sua Mamma alla quale non mancava mai di presentare i suoi giovanissimi allievi.

Grazie, cara Suor Teresa, per tutto quello che ci ha i dato, Dio te ne renda merito.

 

Salvatore La Mantia

  

 

progetto: SoMigrafica 2009