Vincenzo Noto

 

 

 

 PER UNA CELEBRAZIONE CONVINTA DELL’UNITÀ D’ITALIA

Contribuiamo a mettere in pratica la Costituzione

 

Tra due settimane celebreremo la festa dell’Unità d’Italia. Il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto legge con il quale si stabilisce che il 17 marzo prossimo, data simbolo dei 150 anni dell’unità della nostra Penisola, ‘’sarà festa nazionale con tutti gli effetti civili che ne derivano’’. Non possiamo non partecipare con con­vinzione e riconoscenza alla straordinaria ricorrenza. Viviamo in un Paese che – avendo ancora delle deficienze, un senso civico non adeguato in tutta la popolazione, delle inadeguatezze nelle classi dirigenti - ha raggiunto dei discreti livelli socio-economici e delle buone garanzie democratiche. Dobbiamo essere davvero grati a coloro, che hanno versato il loro sangue e si sono impe­gnati con tutte le forze, a liberarci dal fascismo e da una deriva oligarchica della rappresentanza popolare. Soprattutto ci è stata donata una Costi­tuzione che ha costituito un punto di riferimento per altre nazioni. Desideriamo presentare - a partire da questo editoriale e seppur brevemente – quelli che riteniamo i “punti fondanti” e attua­li della nostra Carta costituzionale. Purtroppo non sono molti gli italiani che la conoscono e ne traggono ispirazione per la loro vita personale e sociale. Cominciamo dunque a commentare i pri­missimi articoli della Costituzione, essi non sono - come qualcuno a volte ci vorrebbe far credere - enunciati programmatici da confinare in una specie di “introduzione”, ma articoli fondanti e tassativi per tutto il nostro ordinamento giuridico e per la nostra convivenza socio-culturale. “Ven­gono affermati e garantiti – come diceva il ma­gistrato Michele Del Gaudio - i diritti dell’uomo, che non possono essere messi in discussione da nessuno, nemmeno dallo Stato; (…) Viene elevata a soggetto di diritto la stessa formazione sociale in cui il cittadino si esprime: la famiglia, la scuola, la fabbrica, l’università, il partito, il sindacato, l’associazionismo”. In particolare questa volta de­sideriamo soffermarci sull’art. 4 che recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale del­la società”. In questo tempo di crescente disoccupazione ci potremmo domandare: ma lo Stato cosa ha fatto per rendere effettivo questo fonda­mentale diritto? La folta schiera di parlamentari e di politici regionali e locali come ha utilizzato gli ingenti finanziamenti pubblici degli ultimi trenta anni? Perché siamo rimasti spesso silenti a fron­te di un utilizzo squilibrato di queste risorse che è servito ad incrementare gli utili di diversi im­prenditori ed invece ai lavoratori non è rimasto quasi nulla? E se pensiamo alle cospicue somme impiegate per la formazione professionale: chi ne ha veramente beneficiato? Si sono creati nuo­vi posti di lavoro o ci si è limitati a costituire la “casta” degli enti di formazione di varia natura e di differente matrice ideologica? Certamente fino a quando - con impunità e arroganza il diritto a lavorare verrà calpestato - ci saranno degli italia­ni che tenderanno ad approfittare degli altri, au­menteranno quelli che aspettano dei favori e delle raccomandazioni, dei condoni. Così i “fedeli pra­ticanti” dell’evasione fiscale e delle tangenti cre­scono e affermano – quasi pretendendo una giustificazione alle loro ingiuste azioni - che ognuno deve arrangiarsi come meglio può per continuare ad andare avanti. Non possiamo permettere più a nessuno di offendere la dignità e le speranze delle nuove generazioni (i giovani del Maghreb con le loro legittime rivolte insegnano), di costringerli ad elemosinare qualche briciola ai potenti ed ai corruttori di turno. Di conseguenza non possia­mo accettare che alcuni connazionali continuino a “ingurgitare” milioni di euro e ad inquinare le coscienze promettendo - solo per fare qualche esempio - incarichi nei consigli di amministrazio­ne e seggi nelle aule parlamentari. Ecco perché è necessario conoscere, difendere e attuare la legge fondamentale del nostro Stato. Teniamo sempre a portata di mano il testo della Carta costituziona­le, sarà già un primo passo significativo.

Don Francesco Fiorino

 

 

 

 

progetto: SoMigrafica 2009